lunedì 25 marzo 2013

Una innegabile verità

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domenica 10 marzo 2013

Quanto sei famoso? Twitter (forse) lo sa.

   Il social network twitter si presta in modo particolare a misurare la popolarità di un utente. Se andate a controllare i profili di personaggi pubblici famosi scoprite che normalmente hanno un gran numero di seguaci (detti "follower") ma che è piuttosto ridotto il numero di persone che essi seguono ("following"). Per esempio, il giornalista Michele Serra segue una quarantina di persone ed è seguito da più di cinquemila utenti. Damon Lindelof, uno degli autori di "Lost", ha più di 200 mila follower e un centinaio di following. Barack Obama segue più di 600 mila persone ed ha oltre 28 milioni di seguaci.

sabato 2 marzo 2013

L'elefante che si credeva una farfalla (seconda parte)


 Conclusione del racconto per piccoliBambini e grandiAdulti.


   Nei giorni successivi Lulù tornò. La simpatia che Leo aveva provato per lei già dal primo incontro, si rafforzò. I due si intendevano; la farfallina, con le sue parole discrete e gentili, riusciva a mettere a suo agio l'elefante, che parlava liberamente di sé, le raccontava il suo passato, le confidava le sua aspirazioni. E Lulù, a sua volta, parlava di lei, delle altre farfalle, della loro vita. Erano diventati amici. 
Leo non aveva abbandonato il suo principale obiettivo. Continuava imperterrito a provare e riprovare a salire sui fiori. Lo faceva tranquillamente anche in presenza di Lulù; non aveva più motivo di vergognarsene; lei rispettava questa sua stranezza ma non gli nascondeva la sua perplessità.

venerdì 1 marzo 2013

L'elefante che si credeva una farfalla

 Racconto per bambini molto piccoli e per adulti molto grandi.

    Leo era un elefante particolare. Non gli piaceva stare con gli altri elefanti. Non gli interessava correre, barrire, sradicare alberi con la proboscide. L'aveva sempre fatto, da quando era un cucciolo, perché tutti gli elefanti lo fanno. Non si poteva scegliere o anche solo immaginare di fare diversamente. Si barriva e basta, si correva all'impazzata e basta. Lo diceva l'istinto e quello che diceva l'istinto era sacrosanto, indiscutibile, inevitabile. 
Leo preferiva la tranquilla e pacata vita delle farfalle. Le vedeva ogni tanto, mentre correva col suo branco. Le guardava di sfuggita -non poteva mica fermarsi- librare con una leggerezza che lo inquietava.
Le osservava con attenzione, quando il branco si fermava per mangiare o per bere. Fissava, incantato, il loro volo leggiadro, le ammirava posarsi sui fiori e studiava ogni dettaglio del loro comportamento. Un giorno, mentre marciava come al solito con i suoi compagni in cerca di chissà cosa, gradualmente rallentò la sua andatura fino a ritrovarsi in coda al gruppo. Lasciò che i compagni lo distaccassero e ad un certo punto, senza che gli altri se ne accorgessero, si fermò. Lasciò che il branco si allontanasse assicurandosi che nessuno avesse notato la sua assenza e poi si mise a gironzolare nell'immensa prateria. Dopo un po' trovò alcune farfalle che svolazzavano felici fra i fiori colorati. Si mise comodo, appoggiandosi pancia in terra, e continuò ad osservarle con curiosità, finalmente rilassato, finalmente libero.